Ornella, stagista presso l’Ufficio dei Diritti Umani di IIMA, racconta la sua esperienza

Carissima Sr.Maria Grazia,
Le scrivo per raccontarLe come ho vissuto la splendida esperienza qui a Ginevra.
Tutto è cominciato con una richiesta di collaborazione per il VIDES, avrei volentieri apportato il mio contributo partendo anche come volontaria. Ma il corso degli eventi ha voluto che io facessi la più incredibile delle esperienze presso il Suo Ufficio e la sede delle Nazioni Unite. Spesso mi domando se davvero sono così brava nel costruirmi un futuro, nel realizzare un percorso che corrisponde ai miei meriti, o se c’è una forza superiore che sta guidando tutto. Ogni cosa calza a pennello, tutto al momento giusto e nel modo giusto. Io che da sempre ho guardato con fascino i Diritti Umani ho avuto l’occasione di vederli da vicino, di incontrare chi ne decide le sorti, chi si batte perché vengano rispettati e chi li difende con le unghie e con i denti. Il mio entusiasmo, forse a volte eccessivo, stentavo a contenerlo, era motivato dal fatto che proprio a me fosse stata data la possibilità di volare a Ginevra.

La ringrazio per avermi selezionata tra tanti curricula, e per la fiducia che ha avuto in me perché nessuno nel campo Vides/IIMA mi aveva conosciuta prima. Sa, io conservavo ancora il sogno di partire anche come volontaria sul campo, tuttavia non riesco ad immaginare lunghi periodi della mia vita condividendo le difficoltà di chi vive in situazioni disagiate; ho ancora “paura” di affrontare questo tipo di esperienza, e non sa quanto sono contenta di poter venire con Lei e Sr.Leonor in Brasile per vedere con due Guide come Voi cosa c’è davvero dall’altra parte del mondo.
In questi mesi ho letto, scritto e acquisito nozioni preziosissime sui Diritti Umani, ma cosa si fa quando questi sono violati davanti i nostri occhi??? Io ho molto apprezzato il lavoro che fanno le Sue Sorelle missionarie con gli indigeni. La forza che hanno, la vitalità e le esperienze che hanno condiviso con noi mi hanno lasciato un segno. Io credo molto nel loro impegno, e quello che più mi ha colpito è stata la loro apertura nell’accettare le culture dei luoghi dove sono in missione, e la cosa sensazionale è che tutto è in funzione dell’amore, senza pretendere che venga riconosciuto questo o quell’altro Dio. L’enorme fragilità e sensibilità che lascio per far posto alle rumorose risate mi hanno caratterizzata in questi mesi nel mio compito. Ho cercato di dare giustizia attraverso le parole a tutte quelle persone che soffrono e che lottano per il riconoscimento dei loro diritti.
Ringrazio anche le ragazze per la loro infinita pazienza e professionalità, che con tanta bravura hanno saputo correggermi ed indirizzarmi per dei lavori migliori. Non nascondo che all’inizio entrare nel giusto “mode” è stato difficile; soprattutto quando si sono spente le luci dello Human Rights Council e abbiamo iniziato a lavorare duro, io sono stata un pò in pensiero. Mi preoccupavo di fare al meglio quello che mi veniva chiesto e più cercavo di non sbagliare e più commettevo errori. Era solo questione di tempo. Oggi, sebbene abbia ancora bisogno di un occhio vigile, credo di essere in grado di fare un buon lavoro, dal mio punto di vista. Sono molto soddisfatta e forse ho anche apportato un piccolo contributo all’Ufficio. Sento che comunque avrei potuto dare ancora di più, che forse non mi sono fatta conoscere abbastanza, ma parto con la gioia di aver cercato di fare il possibile.
E’stata la mia prima esperienza anche in comunità, ne sono molto contenta. Le Sue Sorelle sono persone eccezionali. Ognuna di loro mi ha trasmesso qualcosa. Io non mi sono mai sentita così serena come nei momenti di condivisione con Voi tutte. Il pranzo e la cena erano momenti di liturgia, di comunione. Mi mancherà tanto trascorrere del tempo a tavola in vostra compagnia. Dalle mie parti sedersi a tavola con qualcuno è molto più che per un pasto. La tavola è un momento per stare insieme, per aprirsi in confidenza, per raccontarsi meglio… I momenti a tavola erano anche un sollievo dalle “fatiche” di qualche giorno più duro rispetto ad altri. Devo confessarLe che per quanto mi mancava casa qui mi è bastato poco per sentire il clima familiare. Ho sentito il calore umano in ogni occasione bella o brutta.
Non posso non ricordare lo spiacevole episodio, che comunque è stato motivo di riflessione sulla comprensione e l’affetto che avete dimostrato nei miei confronti. Sr.Maria Grazia, io potrei scriverLe pagine e pagine per raccontarLe ancora della mia bellissima esperienza qui, ma mi accontento di sapere di averLe trasmesso anche solo una piccola percentuale delle mie energie. Spero davvero che, nonostante la mia giovane età- “baby stagier”- io abbia dimostrato quanto sia stato importante per me poter essere qui. Non solo, io non trovo le parole per dirLe ancora grazie di tutto e soprattutto che mi permette di seguirLa in Brasile.
Con affetto e gratitudine, Ornella.
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