10° sessione della Revisione Periodica Universale (UPR)

La 10° sessione della Revisione Periodica Universale si è svolta dal 24 gennaio al 4 febbraio come di consueto presso il Palais des Nations di Ginevra.  
La Revisione Periodica Universale è un nuovo meccanismo per la protezione dei diritti umani creato con una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel marzo 2006. Attraverso tale processo il Consiglio dei Diritti Umani analizza periodicamente l’effettivo adempimento da parte dei 192 Stati Membri dell’ONU dei loro obblighi ed impegni relativi ai diritti umani.

L’attuale primo ciclo del processo dell’UPR ha una durata di 4 anni ed è suddiviso in tre sessioni annuali, in ognuna delle quali vengono esaminati 16 Paesi. Tale meccanismo permette al Consiglio dei Diritti Umani di indirizzare delle raccomandazioni allo Stato in esame, in merito alle azioni da intraprendere per migliorare la promozione e la tutela dei diritti umani, mentre lo Stato sottoposto all’UPR ha la possibilità di presentare i provvedimenti legislativi, le politiche e le misure adottate per garantire il rispetto delle libertà fondamentali.
Tra i 16 Paesi esaminati durante la 10° sessione, l’Istituto Internazionale Maria Ausiliatrice ha rivolto particolare attenzione a otto di essi, ossia Mozambico, Paraguay, Rwanda, Myanmar, Nepal, Georgia, Australia e Austria.
Tra essi, IIMA si è interessata principalmente al Paraguay e al Mozambico, Paesi per cui ha presentato all’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR) degli statement scritti, elaborati sulla base delle informazioni fornite dalle suore e dagli operatori che lavorano sul campo.
È importante sottolineare che molteplici osservazioni e raccomandazioni contenute negli statement indirizzati da IIMA all’OHCHR sono state inserite nel terzo documento ufficiale, redatto sulla base delle proposte e delle indicazioni provenienti dai diversi attori della Società Civile.
IIMA si è focalizzata, in particolare, sulle problematiche relative alla disuguaglianza nell’accesso all’istruzione e ai tassi ancora troppo elevati di analfabetismo, e ha posto l’accento sulla necessità di garantire un’educazione primaria e secondaria gratuita ed universale.
Nell’ultima sessione dell’UPR sono emerse alcune problematiche e criticità comuni a tutti gli Stati sottoposti a revisione, anche se in proporzioni differenti, quali il persistere delle discriminazioni di genere e delle violenze contro le donne, e l’accesso non paritario al sistema educativo, che penalizza soprattutto le ragazze, i gruppi minoritari presenti nella società, e coloro che abitano nelle aree rurali.
Entrando nel merito dell’analisi dei singoli Stati, nel caso del Mozambico il Working Group ha riscontrato in particolare un uso sproporzionato della forza e frequenti e ripetuti episodi di violenza commessi da agenti statali, nonché un tasso elevato di analfabetismo. Dunque, le principali raccomandazioni hanno riguardato l’aumento degli sforzi per eliminare ogni forma di discriminazione e di violenza contro le donne e per garantire il diritto all’educazione a tutti i bambini.
Relativamente al Paraguay, le maggiori problematiche concernono la disuguaglianza di genere, che si manifesta nei settori dell’istruzione, della sanità e della partecipazione politica, e l’alta percentuale di bambini analfabeti tra i popoli autoctoni, che è decisamente più elevata rispetto alla media nazionale.
Nel caso del Rwanda, i delegati degli Stati hanno riconosciuto gli enormi passi compiuti in favore della trasformazione sociale, economica e culturale del paese dopo il Genocidio. Tuttavia, hanno denunciato la mancanza di libertà dei media e dei giornalisti, le discriminazioni e le violenze contro le donne e il persistente fenomeno dei bambini sodato.
L’UPR del Myanmar è stato molto intenso. La maggioranza degli Stati Membri hanno espresso profonda preoccupazione per la grave violazione dei diritti umani che continua ad aver luogo nel Paese. Problemi seri ed urgenti sono stati rilevati nel corso dell’esame, quali: l’imprigionamento, le sparizioni forzate, le torture e i lavori forzati di dissidenti politici, nonchè le persecuzioni religiose ed etniche e il reclutamento dei bambini nelle milizie armate. Dunque, è stato chiesto al Myanmar di ratificare e dare attuazione immediata alle convenzioni internazionali dui diritti umani, di rilasciare subito ed in modo incondizionato i prigionieri politici, e di assicurare i diritti alle minoranze etniche e religiose.
Al Nepal è stato raccomandato di assicurare l’attuazione di una politica di un’educazione gratuita e senza discriminazioni legate al genere, alla localizzazione geografica, alla classe sociale e all’etnia. In particolare, il Working Group ha messo l’accento sulla necessità di garantire un accesso paritario ad un’istruzione di qualità delle bambine, dei bambini dei Dalit e dei bambini appartenenti alle minoranze etniche.
Anche alla Georgia sono state avanzate raccomandazioni simili a quelle presentate al Nepal nel settore dell’educazione. In particolare si richiede al governo di garantire l’accesso all’educazione anche ai bambini sfollati e a quelli disabili, di aumentare il budget stanziato per il settore dell’educazione e di migliorare la qualità dell’educazione, soprattutto nelle regioni rurali.
Relativamente all’Australia, gli Stati Membri hanno espresso il loro apprezzamento alle politiche di
integrazione tra la popolazione indigena e la popolazione bianca, e alla lotta contro la discriminazione verso gli immigrati. Tuttavia hanno richiesto al governo un maggiore impegno nella tutela dei diritti della popolazione indigena e nel contrastare il persistere di  episodi di razzismo adottati dalle forze dell’ordine nei confronti degli immigrati.
 Infine, all’Austria il Working Group ha raccomandato di contrastare le discriminazione nei confronti degli immigrati soprattutto nei settori giudiziario ed educativo, e di adottare misure di protezione efficaci per combattere  la violenza contro le donne.
La 10° sessione dell’UPR terminerà, e dunque  sarà completato l’esame dei 16 Stati, il prossimo 20 giugno, quando verrà adottato dal Consiglio dei Diritti Umani un documento finale per ogni Stato. Tale documento contiene tutte le raccomandazioni che lo Stato in esame ha accettato e tutti gli impegni presi volontariamente, che dovranno essere attuati nei prossimi quattro anni. Il Governo nazionale, la società civile e la comunità internazionale sono invitati a lavorare insieme al fine di incoraggiare la realizzazione di tali raccomandazioni ed impegni, volti a migliorare il rispetto dei diritti umani nel paese.