Diritti umani, rilasciata Aung San Suu Kyi dagli arresti domiciliari in Birmania.

Rangoon, 14 Novembre 2010

Un vento di libertà soffia su Rangoon: dopo venti anni è stata liberata Aung San Suu Kyi, leader della “Lega nazionale per la democrazia”, partito dell’opposizione al regime militare in Birmania.
“Credo nello Stato di diritto e nei diritti umani”, ha detto alla folla di sostenitori Aung San Suu Kyi. Ha inoltre aggiunto: “Non nutro ostilità verso chi mi ha tenuto in arresto. Le guardie mi hanno trattato bene. Chiedo che il popolo sia trattato altrettanto bene”.
Sebbene si nutrano dubbi sull’effettiva libertà di azione che la giunta militare intenda riservarle, il suo legale Nyan Win ha confermato che il rilascio ha avuto luogo senza alcuna condizione:  “E’ completamente libera, e molto felice”.

“Lavorare con tutte le forze democratiche, senza perdere la speranza per un futuro migliore”. E’ questo il messaggio dato nel suo primo discorso, dopo sette anni di arresti domiciliari. La leader dell’opposizione ha, inoltre, confermato di voler tornare attiva in politica. “Questo è il momento in cui la Birmania ha bisogno di aiuto”; la leader democratica usa ancora il vecchio nome del suo paese, e non Myanmar, nome scelto dalla giunta militare. “Credo nei diritti dell’uomo e nelle regole del diritto” ha detto ancora Suu Kyi, che ha parlato presso la sede del partito democratico a Rangoon, dove ha incontrato anche dei diplomatici stranieri. Suu Kyi ha continuato il discorso spiegando che la sua voce, da sola, non è democrazia. “Niente può essere raggiunto senza la partecipazione della gente. Dobbiamo camminare insieme. C’è democrazia quando il popolo controlla il governo. Accettero’ che il popolo mi controlli”, ha concluso, sottolineando di voler fare il possibile per migliorare il tenore di vita del paese. Se l’opinione popolare sarà favorevole, non è da escludere che Suu Kyi chieda alla comunità internazionale l’abolizione delle sanzioni economiche in vigore nei confronti della Birmania.
In Birmania nel 1988, il generale Saw Maung prese il potere e instaurò il regime militare che tuttora comanda il Myanmar. Fortemente influenzata dagli insegnamenti del Mahatma Gandhi, Aung San Suu Kyi sposò la causa del suo paese in maniera non-violenta e fondò la “Lega Nazionale per la Democrazia”, il 27 settembre 1988. Neanche un anno dopo le furono ordinati gli arresti domiciliari.
Nel 1990, il regime militare decise di chiamare il popolo alle elezioni, e il risultato fu una schiacciante vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi, che sarebbe diventata Primo Ministro. Tuttavia, i militari rigettarono il voto e presero il potere con la forza. L’anno successivo Aung San Suu Kyi vinse il premio Nobel per la Pace, e devolse i soldi del premio in favore del sistema sanitario e d’ istruzione del popolo birmano.
La liberazione di Suu Kyi è stata accolta con gioia. E` il frutto dell’azione di sostegno e di ininterrotta solidarietà espressa dalla comunità internazionale, è un’azione che ha visto impegnata l’Italia, la Farnesina e il ministro Franco Frattini personalmente, e l’Unione Europea nelle sue diverse articolazioni. Il Presidente americano Obama considera la leader come un’eroina e una fonte di ispirazione per tutti coloro che lavorano per il progresso dei diritti umani in Birmania e nel resto del mondo. Gli Stati Uniti accolgono con favore il suo estremamente ritardato rilascio e ora chiedono che il regime liberi tutti i prigionieri politici.
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