Panel Discussion sulla Sicurezza nelle Città.

Organizzata da UN-Habitat e Geneva Peacebuilding Platform, si è tenuta il 28 Giugno nella Stanza XXV del Palazzo delle Nazioni, un’interessantissima discussione sulla “Revisione dello Stato di Sicurezza nelle Città”. Quest’evento si inserisce nella linea dei risultati della conferenza ONU “Habitat III”, durante la quale è stata redatta la “Nuova Agenda Urbana”, e si pone come obiettivo di rafforzare la partnership tra governi locali e nazionali, la società civile e altri attori coinvolti, in conformità con gli Obbiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030. Durante la discussione, si è considerato come si dovrebbe far fronte con un approccio olistico all’odierna rapidità dello sviluppo urbano, che porta a sfide sia ambientali che sociali. I partecipanti hanno discusso sul bisogno di prevenire il crimine e la violenza contro le donne – dato che quest’ultime non si sentono sicure nelle città; combattere la radicalizzazione dei giovani marginalizzati nelle città e il terrorismo urbano; ed affrontare la preoccupante politicizzazione dei flussi di migranti. Queste sono le sfide previste sia nelle megalopoli che nelle città di “media taglia”, di cui i governi locali dovranno occuparsi negli anni a venire. Spesso, queste sfide sono il risultato di un’urbanizzazione mal programmata, che causa non solo crimine e terrorismo, ma anche dislocamenti interni. Inoltre, in vista del raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, i relatori sono convenuti sul fatto che questi trend hanno bisogno di essere risolti attraverso appropriate pianificazioni urbane, amministrazioni e legislazioni.

Tra le possibili soluzioni presentate, si è parlato ampiamente del bisogno di decentralizzare le politiche di sicurezza, portandole dal livello nazionale al livello locale, e di coinvolgere sindaci e comuni nel processo politico decisionale, essendo le autorità che conoscono meglio la struttura, le questioni e i problemi delle loro comunità. Anche gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili, principalmente pensate per i governi, dovrebbero essere riletti da una prospettiva locale, per raggiungere in maniera più adeguata l’Obiettivo n°11 in particolare. E’ stato raccomandato, inoltre, di incentivare il lavoro della polizia per rendere le città più sicure, specialmente in quei paesi del Sud del mondo dove le forze dell’ordine sono de-istituzionalizzate e le comunità si affidano ad autorità “informali” per risolvere conflitti – come accade per i “chef de quartier” nell’Africa francofona. Per mettere in sicurezza la città, la chiave è realizzare l’inclusione sociale dei gruppi marginalizzati delle periferie, anche attraverso le digitalizzazione, e intensificare la partnership con il settore privato e la società civile.

Discussioni di questo tipo sono uno spazio davvero importante dove, in quanto società civile, possiamo attivamente prendere parte alle politiche pubbliche che influiscono fortemente sul rafforzamento del nostro lavoro sul campo.