Incontro di Michelle Bachelet con i rappresentanti delle ONG

Venerdì 14 settembre 2018 il nuovo Alto Commissario per i Diritti Umani Michelle Bachelet ha riunito i rappresentanti delle ONG ringraziandoli per il lavoro svolto finora e mettendosi poi a disposizione per ascoltare domande e considerazioni.

Ha voluto subito sottolineare che il ruolo delle ONG all’interno delle Nazioni Unite è fondamentale per garantire la partecipazione della società civile a livello istituzionale. È all’interno del Consiglio dei Diritti Umani che le organizzazioni non governative trovano maggiore spazio, potendo prendere la parola proprio lì dove la lotta alla disuguaglianza, al cambiamento climatico e alle violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno.

Nonostante siano tempi bui per i difensori dei diritti umani in molti Paesi, la Bachelet ha ribadito la necessità di rafforzare la posizione delle ONG all’interno delle stesse società, consentendo vera e proficua collaborazione con i governi. Sebbene sia alto il rischio di accuse e rappresaglie, diventa ancora più necessario promuovere la partecipazione pubblica affinché la Dichiarazione Universale proprio nel suo 70° anniversario non rimanga un insieme di sterili buone intenzioni.

La seconda parte dell’incontro si è poi svolta in forma di dialogo, tra gli interventi di alcuni (tra i tanti) rappresentanti delle ONG e le riflessioni dell’Alto Commissario. Seguendo i passi del suo predecessore ha assicurato di voler fare del suo meglio perché i principali documenti i siano disponibili in tutte le lingue ufficiali delle Nazioni Unite garantendo accessibilità e trasparenza.

Con forza ha voluto ripetere che è suo dovere dare voce a chi non ce l’ha, ma che non può limitarsi a questo. Il suo compito si realizza piuttosto nel partire dalle condizioni di chi vede i propri diritti negati e trovare delle risposte adeguate ed efficaci. Tra le varie questioni si pensi ad esempio a quella dei diritti umani nel digitale oppure a quella degli indigeni.

Ha voluto affrontare anche il tema dei diritti LGBT e i diritti delle donne, ricordando alcune riforme realizzate dal suo governo in Cile e assicurando la sua posizione in prima linea perché i diritti valgano per tutti. Non ha nascosto una certa inquietudine per il crescente fondamentalismo diffuso nell’est Europa, accompagnato però dalla volontà di lavorare a stretto contatto con associazioni locali, governi e leader religiosi.

Molti dei presenti hanno espresso la loro preoccupazione per quanto sta succedendo in Palestina, Myanmar, Bangladesh e Iran chiedendo all’Alto Commissario di visitare lei stessa questi Paesi per rendersi conto di come i governi stiano agendo. Lo stesso vale anche per il Sahara Occidentale, la Syria, la Repubblica Democratica del Congo, ma sarà solo in collaborazione con gli altri organi delle Nazioni Unite a con i governi locali che sarà possibile definire le prossime mete.

Dopo aver risposto alle domande, l’Alto Commissario ha ammesso che per quanto la sua sia una posizione privilegiata e di visibilità, questa può essere anche facilmente indebolita se gli stati decidono di non collaborare. Nonostante questo, ha voluto ricordare che alcuni forti elementi di speranza ci sono: basti pensare all’ampia adesione al documento del Global Compact sulle Migrazioni o al fermento nato attorno all’Agenda 2030 sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Per concludere, si è definita una persona con “giovinezza accumulata” invitando tutti ad avere uno spirito di rigenerante energia per affrontare a testa alta e con passione le sfide per la salvaguardia dell’ambiente e il rispetto dei diritti umani.