I Diritti del fanciullo alle Nazioni Unite

Durante il Consiglio dei Diritti Umani, alle Nazioni Unite di
Ginevra, ogni anno viene dedicata una Giornata ai Diritti del Fanciullo. Questa
Giornata costituisce un’opportunità di incontro e confronto sulle varie realtà
e sulle iniziative internazionali a favore dei bambini.

Quest’anno, il 7 marzo 2016, erano presenti alla sessione
mattutina Mr. Benyam Dawit Mezmur (Chairperson of the Committee on the Right of
the Child), Ms. Maud de Boer-Buquicchio (Special Rapporteur on the sale of
children, child prostitution and child pornography) e Mr. Ernie Allen
(Chairperson of the International Advisory Board of the United Kingdom).

Ms. Kate Gilmore (United Nations Deputy High Commissioner for
Human Rights) ha introdotto il dibattito riferendosi alle situazioni a cui i
bambini sono esposti durante la navigazione online e attraverso l’utilizzo
della rete internet per la diffusione di materiale pedo-pornografico. La rete
internet offre una grande forza di interconnessione sociale e culturale, a cui
si affacciano i giovani, ma viene purtroppo sottoposta in molti casi ad una
grave distorsione: più giovani sono i bambini, più sono vulnerabili – sia nel
mondo virtuale sia in quello reale  – e
maggiormente grave l’abuso a cui vengono sottoposti.

Bisogna agire all’unisono al fine di minimizzare i rischi che
la rete offre, incentivandone allo stesso tempo l’uso positivo come fonte di
conoscenza ed informazione globale.

Per mettere chiarezza in un mare di dati e materiale, nel tentativo
di fornire un aiuto e una “cura” a tali accadimenti, sono state predisposte
delle Linee Guida che si conformano al dettato del Protocollo opzionale della
Convenzione sui Diritti del Fanciullo[1].

Non bisogna dimenticare, come è stato altrettanto sottolineato
all’incontro tenutosi l’8 marzo in occasione della relazione della signora
Marta Santos Pais (Special
Rapporteur on violence against children), che i bambini sono sottoposti
tramite la rete, non solo a atti di violenza e pedo-pornografia da parte di
adulti, ma anche al cosiddetto cyber
bullismo: un abuso che non si conclude con l’atto di bullismo perpetrato
da un coetaneo o da un gruppo di coetanei nel mondo reale, ma che viene
riproposto con la messa online del materiale svilente, che volge a minare
permanentemente l’autostima e la reputazione del minore.

Molti Stati non offrono ancora una legislazione specifica a
protezione dei minori per le diverse manifestazioni di violenza, limitandosi a
condannarne l’abuso sessuale e la diffusione del materiale via internet. Per
permettere un’efficace azione multilaterale, regionale e nazionale occorre
condividere le informazioni a livello internazionale, volgendo verso una
collaborazione giudiziaria extraterritoriale che coinvolga simultaneamente le
Autorità dei vari paesi coinvolti nella diffusione del materiale online.

Simultaneamente occorre provvedere a creare una rete di
protezione dei bambini, che non può che porre le sue radici nell’educazione
scolastica, strumento che può fornire ai ragazzi gli strumenti per diventare “cittadini online”
responsabili, coscienti dei rischi e dei loro diritti.

Come è emerso in occasione della relazione offerta da Ms. Marta Santos Pais, in merito
alla violenza che i bambini ancora oggi soffrono nel mondo, l’abuso si manifesta
sotto molte e diverse forme quotidianamente.

Le relazioni offerte dagli Special Rapporteurs[2]
hanno portato alla luce le gravi violenze a cui ancor oggi i bambini sono
sottoposti nella vita di tutti i giorni: dai trattamenti inumani e degradanti
che ancora subiscono all’interno della famiglia e nelle scuole, alla tratta di
bambini e bambine per lo sfruttamento sessuale e per il mercato dei matrimoni
precoci, fino al loro coinvolgimento nei conflitti armati.

IIMA e VIDES Internazionale in quest’occasione hanno potuto
rilevare – per mezzo di un oral statement[3]
come, in alcuni paesi come l’India, la violenza nei confronti dei minori inizia
ancora prima della loro nascita e colpisce maggiormente le bambine, oggetto di
aborto selettivo e cambio del sesso nei primi anni di vita, fino ad essere
destinate a matrimoni forzati durante la prima adolescenza.

Il percorso per giungere ad una complessiva protezione dei
bambini è  ancora lungo, ma  non può che passare attraverso l’empowerment
dei più giovani e delle loro famiglie, attraverso programmi di educazione
scolastica ai diritti umani e attraverso la protezione e incentivazione dei
gruppi socialmente più deboli da parte degli Stati.