Conferenza sulle mutilazioni genitali femminili presso le Nazioni Unite a Ginevra.

Il 10 ottobre IIMA ha preso parte
ad una tavola rotonda organizzata dall’associazione canadese Global Alliance against FMG in merito
agli approcci più efficaci per avere successo nella lotta contro le mutilazioni
genitali di bambine, ragazze e donne.
Le mutilazioni genitali femminili
(MGF), note anche come asportazione dei genitali e circoncisione femminile,
sono definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come “tutte quelle
procedure che implicano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili
esterni o altre lesioni di organi genitali femminili per motivi non
medici”.

Mariam Namogo, coordinatrice del
progetto SILE (Soutien aux iniziative
Locales dans la Lutte contre l’Excision
), in Mali, ha affermato che
l’educazione delle donne è la prima strategia per combattere questa pratica
tradizionale. Non c’è alcun dubbio che questa pratica danneggi le donne fisicamente
e psicologicamente, dato che può causare malattie e perfino la morte. Il
progetto attualmente in corso in Mali sta avendo dei buoni risultati nello
sviluppo di una cultura del rispetto per la salute delle donne e per la loro integrità
fisica. In particolare, attraverso la musica, l’arte e il dibattito pubblico, è
possibile educare le ragazze e le donne sui pericoli connessi a questa pratica.
Elisabeth Wilson, membro di
Global Alliance, ha spiegato che le mutilazioni femminili sono degradanti per
le donne, non hanno nessun fondamento nella religione islamica e sono in aperto
contrasto con la Carta delle Nazioni Unite sui diritti umani e delle donne.
Inoltre, anche gli uomini devono essere considerati destinatari della campagna
di sensibilizzazione e hanno bisogno di essere informati sui pericoli e i rischi
di questa pratica, poiché gli uomini sono padri, fratelli e mariti delle
vittime e sono i responsabili dei villaggi. Considerato che l’infibulazione non
è una pratica culturale, ma rappresenta solo il rito di passaggio all’età
adulta, gli uomini hanno un ruolo fondamentale nel convincere le donne e gli altri
uomini della comunità ad abbandonare questo rituale nocivo alla salute, anche
se sembrano riluttanti quando è venuto a eradicazione di questa pratica.
Holger Postulart, anche lui membro
di Global Alliance, ha spiegato come il problema non sia limitato ai paesi
arabi e africani, ma si estenda anche in Europa e in America. Inoltre, ha
sottolineato che l’associazione ha finanziato unità mobili di emergenza per i
trattamenti medici e psicologici.
Gli sforzi compiuti dall’alleanza
globale sono lodevoli e partecipanti provenienti da diverse delegazioni, tra
cui il Burkina Faso, hanno sostenuto l’iniziativa dando il loro supporto alla
campagna.